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venerdì 23 maggio 2014

MOTHER ROAD - Drive (2014)

MOTHER ROAD "Drive" (AOR Heaven) voto: 85/100

Per Chi Ascolta: Hard Rock Blues anni settanta, Bad Company, Whitesnake su tutti

The Mother Road, un altro nome con cui è conosciuta la celeberrima Route 66, è anche il nome scelto dal chitarrista Chris Lyne (Soul Doctor) e dal cantante Keith Slack (Steelhouse Lane e Michael Schenker Group) per identificare il progetto nato nel 2011 e che si è completato con l'innesto del tastierista Alessandro Del Vecchio, il batterista Zacky Tsoukas ed il bassista Frank Binke. Le undici canzoni del debut-cd "Drive" si abbeverano all'inconfondibile sound anni settanta, un hard rock misto di blues, sudore e passione, Free e ZZ Top, The Black Crowes e Led Zeppelin, Bad Company e King's X, il tutto realizzato da musicisti impeccabili che non antepongono la fredda perfezione esecutiva al caldo sangue che scorre nelle loro vene, e quanto si può ascoltare è un trionfante tributo ad una lontana stagione musicale irripetibile.

Seppur ogni canzone contenga passaggi, riffs o melodie che in qualche modo richiamano a qualcosa di già fatto, mi sento di affermare che il quintetto è riuscito ad evitare di crogiolarsi in un puro esercizio nostalgico, riuscendo ad infondere in ogni nota qualcosa della propria personalità e del proprio passato.
I primi secondi dell'opener "The Sun Will Shine Again" sembrano voler indicare un percorso folk (tipo Led Zeppelin III), ma presto l'atmosfera si scalda ed ecco servito un bollente hard blues con un refrain da far invidia ai Whitesnake di "Ready An' Willing". "Feather In Your Hat" ha un piglio più funky e l'Hammond di Del Vecchio unisce la chitarra senza freni di Lyne e la cangiante voce di Slack con turgidi interventi. Il blues alla Free/Bad Company/The Black Crowes prende il sopravvento nel tempo rallentato di "Drive Me Crazy" (gran ritornello!!!) e nella appena più movimentata "Out Of My Mind", goduria auricolare senza tempo!
"These Shoes" è una semi-ballad che ricorda molto analoghi brani dei Whitesnake (ed anche Slack in questo caso tende ad assumere vocalità fortemente coverdaliani), mentre un sontuoso e solenne Del Vecchio domina la prima parte di "Dangerous Highway", vibrante e deciso rocker che profuma di Bad Company ad ogni nota, mentre "Poor Boy (Long Way Out)" mi ha maggiormente ricordato i Moutain, mentre "Blue Eye" racchiude fusi al proprio interno tante sonorità anni '70, dal soul al rock-blues ed esce con grande freschezza dagli speakers grazie anche ad un ritornello vincente ed avvincente.
Al termine sono collocate la maschia "Still Rainin" e "On My Way", quest'ultima parte come brano acustico per solo voce e chitarra, per esplodere in un trionfo di elettricità chitarristica e tastieristica prima di ripiegare sulle tenui sonorità iniziali e congedarci da un disco ben fatto e che riesce ad evocare con successo un'epoca storica per la musica e l'umanità.


ABe

Cosa funziona: l'insieme della band, il songwriting grintoso e caldo
Cosa manca: un pò di originalità, ma è inevitabile

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